Conferenza stampa PNRR

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Grazie Alessandro, Rossella e i componenti di Facciamo Eco per averci invitati a portare la nostra opinione su una questione essenziale come quella del PNRR: 

Noi di Volt accogliamo con favore molte delle misure presentate all’interno di questo nuovo PNRR, pur rimanendo critici sia su una  questione di metodo, sia su alcuni punti di merito in relazione a varie tematiche. 

Per quanto riguarda il metodo, noi di Volt siamo fortemente critici per le tempistiche con cui il piano è stato presentato e per la mancanza di adeguato coinvolgimento di società civile e università nell’elaborazione di questo secondo piano.

Per quanto comprendiamo l’importanza di dover votare il piano e decidere su di esso in breve tempo per poter accedere sin da ora ad una parte dei fondi Europei, crediamo che sia stato poco rispettoso nei confronti del Parlamento e dei suoi rappresentanti presentare una un documento di oltre 300 pagine, di un’importanza rivoluzionaria per il paese con meno di 24 ore per poter leggere, analizzare e fare le dovute considerazioni in relazione al voto. 

In secondo luogo, in tavoli di consultazione portati avanti con attori della società civile, della ricerca universitaria e del terzo settore, è stata sollevata con amarezza la totale assenza di un dialogo con queste forze – assenza derivata in alcune mancanze di cui anche siamo critici portavoce in questa conferenza. 

Per quanto riguarda la questione di merito, siamo assolutamente positivi nei confronti, non soltanto dell’ampio respiro del piano, ma anche della riconosciuta necessità di porre l’accento e sottolineare l’importanza di giovani e donne nella ripresa economica del paese dopo la pandemia. 

In particolare, riteniamo che siano lodevoli gli sforzi per migliorare la questione delle donne in Italia e renderle forza trainante nell’economia del paese, a seguito inoltre di una pandemia che ha visto il loro carico lavorativo, emotivo e mentale aumentare a dismisura.

Per quanto riguarda i sostegni alle donne, molto positivo è l’allocazione di risorse dirette a facilitare il work/life balance e permettere loro un accesso quantomeno più equo al mondo del lavoro. In particolare, siamo soddisfatti:

  •  dei 4,6 miliardi per nuovi asili nido, scuole materne e servizi di educazione e cura per la prima infanzia e del un miliardo per l’estensione del tempo pieno nelle scuole primarie – anche se attendiamo di vedere come questi soldi verranno allocati sui singoli punti 
    • In particolare, la mancanza strutturale degli asili nido è ad oggi una delle principali barriere alla partecipazione lavorativa attiva delle giovani madri (dato che 1 solo bambino su 10 ha accesso all’asilo). Speriamo che con il riconoscimento di questa problematica e l’allocazione di questi fondi soprattutto su asili nido pubblici, più giovani madri abbiamo a disposizione strumenti di welfare per poter continuare a lavorare senza dover rinunciare alla propria carriera per prendersi cura dei figli. 
    • Lodevole è inoltre l’allocazione di oltre 1 miliardo per la promozione delle competenze in ambito tecnico-scientifico, soprattutto per le studentesse, per agevolare la loro partecipazione a mondi ad oggi ancora troppo maschili 
    • Ciononostante, proprio sull’accesso a mondi del lavoro prettamente maschili rimaniamo tuttavia critici: 
      • Crediamo che i 400 milioni per favorire l’imprenditorialità femminile, non siano sufficienti su un piano da 200 miliardi: almeno il doppio delle risorse sono necessari per considerare la partecipazione attiva delle donne all’imprenditoria del paese non un “contentino”, una cosa carina da avere, ma una possibile forza trainante della nostra economia
      • Siamo critici del collegamento diretto implicito all’interno della Missione 1 tra potenziamento dell’infrastruttura tecnologica e imprenditoria di genere/femminile: seppure siano importanti, le infrastrutture tecnologiche restano quasi marginali in imprese femminili che sono tendenzialmente meno digitalizzate e le cui maggiori difficoltà sono l’accesso al credito, il fisco, la burocrazia e l’andamento negativo dell’economia.
      • In tal senso, oltre a quelle misure specifiche presentate nel piano per facilitare l’imprenditoria femminile, ci auguriamo che le semplificazioni previste permettano quelle riforme necessarie per facilitare l’accesso al credito e semplificare la burocrazia per portare maggiore impeto alle imprese italiane, femminili e non. 

Per quanto riguarda invece i giovani, e mi permetto di considerarmi parte integrante della categoria, siamo stati tra i più colpiti dalle ricadute sociali ed economiche della pandemia. Il tasso di occupazione tra i 15-25enni è diminuito di 14,7 punti percentuali in un anno, i 25-34enni hanno perso complessivamente 258 mila posti di lavoro dal febbraio scorso su un totale di 945 mila posti di lavoro persi. Proprio sulla base di questi dati, sono forti le nostre criticità nei confronti di quanto presentato nel piano a favore dei giovani. In particolar modo: 

  • Siamo favorevoli agli interventi promossi nella Missione 4 riguardo il ciclo dell’istruzione e della ricerca, per ridurre le distanze tra istruzione e lavoro, l’accesso all’istruzione universitaria, con nuove borse di studio, e le opportunità per i giovani ricercatori;
  • Ciononostante, critichiamo la mancanza di progettualità chiara e di un pilastro dedicato ai giovani:
  1.  Come anche richiesto dalla Commissione Europea e dal Consiglio Superiore dei Giovani, avremmo voluto vedere un pilastro dedicato alle nuove generazioni, con esattezza: politiche per la prossima generazione, l’infanzia e i giovani. Invece, il PNRR continua ad essere suddiviso in sole 6 missioni. Per quanto l’aggiunta possa sembrare solamente formale, avere un pilastro dedicato avrebbe sottolineato la volontà di questo governo di mettere al centro delle politiche del PNRR la questione giovanile
  2. MANCANZA DI PROGETTUALITÀ’ CHIARA:  crediamo che considerare la creazione di opportunità per i giovani nel mondo del lavoro un effetto naturale degli interventi sulla digitalizzazione non sia sufficiente. Così come collegare automaticamente investimenti e le riforme sulla transizione ecologica alla creazione occupazione giovanile nei settori toccati dal Green Deal europeo non basti per favorire l’ingresso dei giovani al mondo del lavoro.

La digitalizzazione è di sicuro un aiuto infrastrutturale e può generare un indotto lavorativo, il quale rimane di difficile misurazione, ma, comunque, non sufficiente a motivarla come “misura per i giovani”. 

Il citato sostegno all’imprenditorialità innovativa è difficilmente rintracciabile all’interno della Missione 1, perlomeno non in modo organico , che non mostra un’unità di intenti se non in alcuni settori, ignorando de facto alcuni temi cardine per quanto riguarda l’imprenditoria giovanile propriamente detta (mondo startup digitali, accesso al credito, proposta di idee, accelerazione, etc). 

Ciononostante, crediamo che clausole di parità vadano verso la direzione auspicata in termini di attuazione di principi delineati nel piano, ma attendiamo con sguardo vigile la definizione dei criteri e la loro implementazione. 

In conclusione, crediamo che la direzione intrapresa da questo PNRR sia giusta, ma che ci siano ancora troppi punti interrogativi e troppi non detti a cui dover dare seguito sia in relazione alla questione delle donne e al ruolo strategico della loro partecipazione all’economia di questo paese, sia del ruolo dei giovani e delle reali e concrete misure per favorire lo sviluppo personale e professionale. 

Ci sarebbe piaciuto vedere più coraggio anche in termini di questioni come quella abitativa (andando oltre l’accesso ai mutui ma finanziando e sostenendo forme alternative di coabitazione); il salario minimo, eliminato dalla prima bozza ma comunque necessario in ottica Gig economy e parità salariale; la cybersecurity dove 620 milioni restano una cifra irrisoria; la situazione dei migranti che ad oggi non viene neanche citata. Tuttavia, siamo certi che il margine di manovra c’è e con esso ci auguriamo anche il coraggio politico di questa classe dirigente.  

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