La campagna elettorale è già iniziata, ma solo per quei partiti che, già presenti in Parlamento, non devono fare i conti con la burocrazia elettorale. I partiti politici che non sono ancora rappresentati in Parlamento passeranno le prossime tre settimane a compilare moduli, inviare documenti e raccogliere firme su carta ed autenticarle, solo per poter cercare di partecipare alla prossima tornata elettorale. E tra elezioni anticipate, uffici chiusi causa ferie e la celerità tipica della burocrazia italiana, questo passaggio potrebbe impedire la candidatura alle nuove forze politiche. E se questa procedura è complessa in Italia, pensate a quanto possa esserlo farlo all’estero per far votare anche le italiane e gli italiani residenti all’estero!
Nei giorni scorsi le nostre candidate e i nostri candidati si sono recati presso i consolati italiani di tutta Europa e spesso sono stati respinti per “mancanza di disposizioni da Roma”, oppure gli sono stati richiesti i moduli per la raccolta firme vidimati, norma che comporta altri adempimenti burocratici e che è valida solo per i referendum, non per le elezioni. Se neanche gli uffici amministrativi sanno cosa fare e le indicazioni da Roma arrivano lentamente e male, la raccolta firme e la campagna elettorale si preannunciano anacronistiche e antidemocratiche.
Emblematico quanto accaduto a Berlino alla candidata e co-presidente europea del partito Francesca Romana D’Antuono che denuncia: “Ci hanno mandate via perché non avevano ancora ricevuto disposizioni da Roma, ma fra venti giorni scadono i termini per presentare le firme. La burocrazia rischia di impedirci la partecipazione alle elezioni italiane. È inaccettabile.”
Solo dopo aver contattato anche la Direzione Centrale dei servizi elettorali del Viminale, alcuni uffici hanno finalmente iniziato a rispondere.
Nel 2022 è impensabile impedire a nuove forze politiche di presentarsi alle elezioni a suon di burocrazia e procedure anacronistiche. Procedure che fanno perdere ai piccoli partiti giorni preziosi di campagna elettorale con meccanismi che premiano solo la vecchia politica, con le possibilità di rinnovamento costrette ad attraversare un percorso ad ostacoli.
È anche questo il motivo per cui così poche italiane e italiani si iscrivono all’AIRE (Anagrafe Italiani residenti all’estero): la burocrazia fa paura e impedisce la partecipazione. Questa è una delle ragioni per cui Volt si batte per la digitalizzazione della pubblica amministrazione e lo snellimento della burocrazia.
È anche una questione di democrazia. In questo caso più che negli altri.