Quando i confini dell’Europa si trasformano nei confini del diritto

Frontex

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Un’inchiesta realizzata da OLAF, l’ufficio anti-frode europeo, mostra una gestione dei confini segnata dalla violazione dei diritti e della legge. Mentre la nuova Prima Ministra annuncia come punto fondamentale della legislatura il controllo delle frontiere, c’è chi non si ferma davanti alle illegalità e denuncia. Ora deve seguire l’azione politica.

Giovedì scorso, il giornale tedesco Der Spiegel ha pubblicato per intero un report realizzato da OLAF, l’ufficio anti-frode europeo. Questo report contiene i risultati di un anno e mezzo di indagini, e già nella scorsa primavera aveva portato alle dimissioni di Fabrice Leggeri, al tempo Direttore Esecutivo di FRONTEX, l’agenzia di controllo delle frontiere dell’Ue. Da quel momento, il report era rimasto in mano alle istituzioni europee e a FRONTEX stessa. Il management board dell’agenzia, dove siedono rappresentanti di stati membri e della Commissione europea e il direttore esecutivo; alcuni europarlamentari; il gruppo di lavoro specifico e poche altre persone dalla Commissione europea l’avevano già letto.
Eppure, non era ancora accessibile al pubblico. Dalla settimana scorsa, finalmente, possiamo consultarlo anche noi.

E cosa leggiamo, in questo report?
Che FRONTEX – ripetiamolo, un’agenzia europea – ha praticato per anni respingimenti di persone in mare, violando così i diritti umani, alla luce del diritto europeo e internazionale.

Nell’articolo pubblicato da Der Spiegel, si legge che “in episodi ripetuti, la direzione di Frontex ha nascosto i casi di possibili violazioni dei diritti umani al proprio responsabile dei diritti fondamentali”; che “l’agenzia ha sospeso la sorveglianza aerea per smettere di registrare le violazioni della legge; “ha co-finanziato alcune delle unità greche che hanno effettuato i respingimenti” e, infine, che “l’agenzia ha ingannato gli organi responsabili della sua supervisione”. E sebbene dalla lettura del rapporto dovrebbe risultare chiaro che i respingimenti erano di “natura grave o che probabilmente persistono”, Frontex non ha posto fine alle operazioni congiunte come previsto dal suo Regolamento.

Leggiamo anche che in Grecia – ripetiamolo, un Paese membro dell’Ue – le forze armate di frontiera abbandonano sistematicamente i migranti nel mar Egeo, lasciandoli morire o, nella migliore delle ipotesi, mettendo a rischio la loro vita, ed impedendo loro di esercitare il diritto di chiedere asilo. Tra il 2017 e il 2022, si legge nello studio Aegean Boat Report, sono state respinte 1,693 barche e 45,228 persone dalle isole greche alle coste turche. È un’attività quotidiana e sistematica.

La pubblicazione di questo report è di cruciale importanza sia per l’opinione pubblica, per comprendere cosa realmente accade ai nostri confini, sia per coloro che sono stati vittime di un respingimento. Oltre ad essere inumano, infatti, è anche un atto illegale che quindi queste persone potrebbero portare in corte. Gli avvocati dell’ONG front-LEX hanno già presentato una denuncia alla Corte di giustizia europea sulla base dei risultati del rapporto.
E quello che conta di più: sono azioni quotidiane e ripetute. Non si tratta di una svista o di un governo particolarmente nazionalista. È un sistema intero che lo permette e lo ripete.

È inutile, anzi dannoso, pensare che la gestione dei flussi migratori sia un problema nazionale. Tra le proposte di Volt Europa, il partito paneuropeo, abbiamo quella di gestire in maniera europea, umana e legale questi fenomeni. Rivedendo il regolamento di Dublino, intensificando i controlli democratici sulle agenzie che hanno il ruolo di lavorare ai confini, alleviando la pressione sulle isole come la Grecia e, in Italia, Lampedusa, tramite un sistema di ridistribuzione dei migranti, che non li costringa a vivere per giorni in condizioni deplorevoli.

Lo chiediamo ai governi europei: primo fra tutti il nostro, appena formatosi, la cui Prima Ministra lista tra le priorità della legislatura proprio quella del controllo delle frontiere e del ripristino dell’operazione europea Sophia nel mar Mediterraneo.
Ecco: l’Europa unita non serve a niente, se non è un’Europa giusta, rispettosa del suo stesso diritto e davvero democratica. E una gestione dei confini, di qualsiasi impronta politica, non può prescindere dal rispetto dei diritti umani e della legge.
Altrimenti, come ci hanno raccontato OLAF e Der Spiegel, ecco ciò che accade.

Si ringraziano gli autori dell’articolo su Der Spiegel, che potete leggere qui: https://www.spiegel.de/international/europe/why-der-spiegel-is-publishing-the-eu-investigative-report-on-pushbacks-a-5218398a-5c1e-414e-a477-b26515353fce E coloro che hanno contributo all’inchiesta di OLAF, che potete leggere qui: https://cdn.prod.www.spiegel.de/media/00847a5e-8604-45dc-a0fe-37d920056673/Directorate_A_redacted-2.pdf

REDAZIONE di VOLT ITALIA

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